Una delle difficoltà in cui si imbattono spesso russisti stranieri e traduttori dal russo è dovuta dalla mancanza di informazioni sufficienti al fine di dar loro la possibilità di decifrare tutte le sfumature del russo non standard, ovvero quel linguaggio fortemente tabuizzato che di solito viene indicato con il termine mat. Il fenomeno del мат risulta interessante per due principali ragioni: in primo luogo, va studiato per classificare lessemi della lingua russa. Va ricordato, infatti, che durante il periodo della censura sovietica (definito dai russi эпока пуризма), più di 1000 lessemi sono scomparsi perché non registrati all’interno dei dizionari. In secondo luogo, la continua evoluzione linguistica, soprattutto orale, fa sì che i volgarismi assumano sempre più importanza pragmatica. Approfondire la ricerca sul turpiloquio russo può risultare molto importante per la maggior parte dei traduttori che, per mancanza di appositi strumenti, non riescono a trovare una valida equivalenza pragmatica.
Se per i traduttori russi l’ostacolo maggiore è riuscire a tradurre parole espressive o espressioni (soprattutto americane) provenienti dal lessico criminale, pornografico, ecc., per i traduttori stranieri questo scoglio è rappresentato proprio dal мат.
Contrariamente ad altre lingue europee, in russo non esistono locuzioni o termini di uso triviale con contenuti offensivi e dissacranti verso una divinità. Il мат è una varietà molto diffusa del linguaggio osceno russo, strettamente legata alla sfera sessuale e formata esclusivamente da lessemi provenienti dalle radici еб-, пизд-, e хуй-; non è solamente un linguaggio composto di termini osceni, bensì una complessa struttura linguistica che opera parallelamente alla lingua russa standard.
Non bisogna confondere il мат con il semplice turpiloquio, poiché quest’ultimo gode di maggior libertà e minori restrizioni; infatti, caratteristica principale del мат è proprio la sua continua tabuizzazione sia nel linguaggio parlato che in quello scritto е, per questo motivo, viene spesso catalogato come нецензурная брань.
La lingua russa è molto ricca di parole omografe e omofone aventi significato completamente differente. Un esempio lampante lo si può incontrare proprio nella parola мат che può essere tradotta come:
– scacco matto (che trova le sue origini nella lingua persiana),
– materassino (da palestra),
– stuoia,
– opaco (linguaggio della fotografia),
– parolaccia,
– bestemmia.
Tuttavia, essendo un concetto puramente soggettivo, attribuirgli un significato preciso e univoco risulta quasi impossibile. L’etimologia può sembrare abbastanza chiaramente indoeuropea, *mater – мать – madre, ma alcuni specialisti suggeriscono un’altra ricostruzione. Così, per esempio, afferma L. I. Skvorcov, noto studioso e linguista russo,
Letteralmente la parola мат significa “grido”, “urlo”. Essenzialmente è un’onomatopea che riporta ai suoni prodotti involontariamente da varie specie animali nel periodo del calore, in altre parole mugolii e ruggiti propri della fase di accoppiamento. Per questo noi percepiamo un divieto morale già all’interno della parola stessa.
È stato appurato che le principali parole del mat, ебать – scopare, хуй – cazzo e пизда – figa, dal punto di vista etimologico, derivano da:
– *jebti, che inizialmente significava стукнуть/ударить, colpire, обмануть, truffare;
– *huj, che proviene da хвоя (ramo o foglie);
–* pisbda, che in origine definiva l’organo uretrale.
Quindi, il verbo slavo comune *jebati/jebti può avere tre significati:
1) стукнуть, ударить;
2) обмануть.
È interessante notare come questi significati coesistano tuttora all’interno della lingua russa, ебануть – ударить e стукнуть, обебать – обмануть, e siano stati praticamente conservati in tutte le lingue slave sotto censura. Nelle lingue lusaziane, invece, sono tutt’ora di uso comune; nel dizionario ufficiale della lingua lusiziana infatti troviamo: jebačny – обманный, jebak – обманщик, jebanje/jebanstwo – обман, мошенничество, jebас – обманывать. Possiamo riscontrare questo fenomeno analizzando lessici analoghi appartenenti a diverse lingue slave contemporanee. Per esempio il dizionario fraseologico dei volgarismi serbi, di Nadel’ko Bogdanovič, mostra come molte espressioni serbe siano molto simili a quelle russe: jебем те у дупу – fottiti. Possiamo anche notare modelli provenienti dallo slovacco, jebat’ koho čo – scopare o di nuovo dal polacco jebac – scopare.
(Tratto dalla tesi di laurea di Francesco Vaccarezza – Il мат russo tra storia e pragmatica, dell’Università degli Studi di Genova)
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