Ad oggi, non esistono fonti che possano con certezza accertare l’origine del мат; nel corso degli anni, però, si sono sviluppate due principali correnti di pensiero:
1) il мат era legato ai riti pagani sessuali; [Uspenskij, 1988, pag. 38, Религиозно-мифологический аспект русской экспрессивной фразеологии // Semiotics and the History of Culture. Ohio]
2) il мат è un’eredità dell’invasione tatara. [Ivi: 36]
Un’ulteriore tesi afferma che, le parole derivanti dal мат possedevano, in origine, due significati e che con l’arrivo del cristianesimo uno di questi ha assunto un’interpretazione negativa. [Ivi: 37]
1 – IL МАТ TRA CULTO AGRARIO E CULTO MARIANO
Secondo Uspenskij il мат era strettamente legato al lessico sacro ed era largamente rappresentato nei rituali pagani, nuziali, agrari, e nei riti legati alla fertilità della Madre-Terra (Мать Сыра Земля). I principi della fecondità erano legati al culto agrario, riconducibile ad almeno due divinità: una femminile, nella doppia funzione di partoriente e di nutrice, ed una maschile, fertilizzatrice. La Grande Dea, madre di tutti gli esseri viventi, vegetali, animali e uomini, s’identificava con la Terra, dalla quale tutto originava e alla quale tutto era ricondotto, in un ciclo eterno, dove la morte era origine della vita e non viceversa: un seme deve morire per poter dare vita a molti frutti. Il мат, inoltre, possedeva anche un nitido carattere anticristiano legato al paganesimo; infatti, nelle antiche scritture russe era considerato un tratto peculiare di un comportamento demoniaco. [Ivi: 41] Questo, è riscontrabile anche in una curiosa leggenda ucraina che colloca la nascita del diavolo nel momento in cui Dio:
тягнул из пекла людей один не стерпел и паруски загнул матам. И Исус Христос его не взял, и он заделался чортом. [Ivi: 35]
Il мат ha rivestito anche un importante ruolo negli esorcismi; in alcuni casi, era utilizzato per curare gravi malattie che all’epoca erano causa di epidemie nei villaggi e, per questo motivo, viste come un prodotto della forza impura di Satana. [Ivi: 37] Nel culto pagano era anche considerato la causa principale dell’ira di Dio (tutt’ora in Bielorussia!), pensiero strettamente legato ai testi apocrifi dell’antica Russia. [Zelenin, pag. 18, Табу слов у народов Восточной Европы и Северной Азии, in Quaderni di semantica, a. X, n. 1, 1989] La ragione principale di tale concezione può riferirsi alla Madre-Terra, la quale può essere associata sia alla donna-madre carnale sia alla Madonna (Богородица): si pensa, infatti, che il мат venisse usato in origine nel culto agrario e che, successivamente, sia stato assimilato dai cristiani ed esteso al culto mariano. [Uspenskij, 1988: 38] Solamente con l’arrivo del cristianesimo il lessico legato alla sfera sessuale è diventato tabù, perché ritenuto volgare.
Anche secondo Zelenin [1989: 388] il мат era utilizzato da talismano, da difesa contro i demoni malvagi; ad esempio, l’espressione ёб твою мать, “mi sono scopato tua madre”, attestata fin dal 1656 e tuttoggi diffusissima in Russia, in origine veniva utilizzata per sottolineare la giovane età e l’inesperienza della persona oggetto dell’insulto. Colui che esprimeva l’ingiuria, in questo caso, si poneva come padre dell’interlocutore; infatti, il significato principale di tale espressione è “potrei essere tuo padre”. Demoni, spiriti del bosco o qualunque altro spirito impuro, dinnanzi a quest’imprecazione di sfacciata e fittizia paternità, si spaventano e allontanano “liberando” dal male chi la pronuncia. Sempre riguardo a quest’espressione, Uspenskij [1987] afferma che sia un frammento della remota formula mitologica panslava (o slava comune) *pesъ jebъ tvoju matь, ovvero ты – пёсье отродье, сукин сын (tu, razza di un cane, figlio di puttana)
In un decreto emanato nel 1648 dal secondo zar appartenente alla dinastia dei Romanov, Aleksej Mihajlovič, veniva sottolineta l’inammissibilità del turpiloquio nei riti nuziali:
на браках песней бесовских не пели, и никаких срамных слов не говорили […] а в навечери Рождества Христова и Васильева дня и Богоявления Господня колед и плуг и усеней не кликали, и песней бесовских не пели, матерны и всякою неподобною лаею не бранилися.
In passato, le donne erano continuamente paragonate alla Madre-Terra: questo, si può verificare anche nei i racconti della raccolta intitolata “Fiabe russe proibite” di A.N. Afanasjev, ad esempio: титьки – “сионские горы”, пуп – “пуп земли”, vulva – “ад кромешный”. (cfr. Русские заветные сказки, 1991 :92)
Molti autori contemporanei sono dei veri e propri ammiratori del мат; ad esempio, Juz Aleškovskij, virtuosista del turpiloquio, in un’intervista per Аргументы и Факты, afferma:
“Quello che noi oggi chiamiamo мат in origine non erano che termini usati in riti sacri. Sacralità legata anche agli organi genitali maschili e femminili in quanto in grado di generare la vita. Ritengo che il loro funzionamento sia molto più importante di quello del cervello.” [Šigareva, Шигарева Ю., 1999, Мат – слова священные, Аргументы и факты, №38, pag. 19]
Probabilmente Juz Aleškovskij ha ragione; basti pensare al celebre dio Святовит (Dio della terra e della guerra) la cui iconografia è rappresentata da un fallo di dimensioni gigantesche.
2 – IL МАТ COME EREDITÀ DELL’INVASIONE TATARA
Per la maggior parte dei linguisti, però, l’origine del turpiloquio è da attribuire all’invasione tatara nella Rus’ avvenuta nel XIII secolo.
Aleksej Plucer-Sarno, autore di un’importantissima raccolta di матерные слова suddivisa per tematica in ben 12 volumi, dichiara:
La teoria che afferma che il turpiloquio russo sia di origine tatara è una stupidaggine, e va assolutamente dimenticata. Sono i tatari che hanno assimilato il мат da noi, e non viceversa. I termini volgari che iniziano per п– e per х– sono senza dubbio di origine slava. La radice блядь è sicuramente russa. [Vai al sito]
In seguito all’invasione tatara del 1342, avvenne un processo di “volgarizzazione” della lingua che portò alla nascita di termini ed espressioni volgari ancora oggi in uso. Nel corso dei secoli questi vocaboli sono stati tramandati non solo di generazione in generazione, ma anche di cultura in cultura. Questo è riscontrabile analizzando lessici di differenti lingue di origine slava: infatti, in questo caso, è possibile riscontrare l’esistenza di molti termini parasinonimici, basti pensare al termine serbo ebene che è facilmente riconducibile all’ебать russo).
Solamente con la rivoluzione del 1917, i volgarismi russi assunsero un ruolo molto importante, soprattutto nella vita politica politica, in quanto venivano utilizzati per enfatizzare i discorsi propagandistici.
La continua deportazione di numerosi gruppi di persone nei gulag, avvenuta tra gli anni ’20 e gli anni ’60, e la diffusione del samizdat , diedero una “spinta” notevole all’evoluzione del turpiloquio russo che divenne così caratteristica imprescindibile del linguaggio criminale (язык зоны), dei carcerati e della mafia, dando vita al linguaggio cosiddetto язык зоны (блатная фения, братковский язык, o блатная музыка). Questa nuova tipologia di idioma criminale comprende più di 10000 parole e espressioni; ne esiste uno comune ed uno specializzato per settori, in cui rientrano i linguaggi delle singole categorie criminali, come: truffatori, narcotrafficanti, taglieggiatori, ecc. Nacque soprattutto per mantenere una certa riservatezza nelle comunicazioni all’interno del gruppo e per farsi riconoscere (utilizzandolo come una sorta di linguaggio criptato). Per poter intendere meglio quanto fosse impossibile poter decriptare questa tipologia gergale, riporto qui una frase esempio sia in lingua normativa che non:
Да позаторбил басве слемзить: астона басбинска ухалила дряботницей. (gergo)
Да позабил тебе сказать: жена твоя поумерла весною. (russo normativo)
(Sì, mi sono dimenticato di dirti: tua moglie è morta questa primavera)
Con l’abrogazione della censura e la proclamazione della libertà di parola all’inizio degli anni ’90, molti giornalisti e scrittori si sono mostrati favorevoli all’uso di espressioni volgari nei quotidiani, nella letteratura e nelle trasmissioni radiofoniche e televisive, dando il via ad un vero e proprio processo di “democratizzazione” della lingua russa contemporanea. Tuttavia, l’utilizzo di матерные выражение nei testi letterari ha provocato reazioni diverse tra i linguisti; alcuni, tra cui Skvorcov [1994: 12], affermano che i volgarismi possоno “rovinare” in qualche modo la lingua russa e proprio per questo motivo devono assolutamente essere evitati, specialmente nei testi scritti. Altri, come Aleškovskij, considerano il мат un “patrimonio nazionale”, affermando che “farne un uso non spropositato possa rendere più realistiche le proprie opere” [http://www.krugosvet.ru/articles/67/1006713/1006713a1.htm], o, come M. Kabakov e I. Volgin, i quali ritengono indispensabile “custodirlo essendo questo parte inscindibile della cultura russa”.
Il мат, a differenza dei linguaggi volgari degli altri idiomi europei, è una vera e propria lingua che opera parallelamente al lessico normativo e che è in grado di esprimere tutto, o quasi tutto; infatti, dove questo non risulta possibile, vengono in aiuto la mimica, l’intonazione, i gesti e anche il contesto in cui si svolge la comunicazione. Ad esempio: “Ну, хули ты? Да ни хуя! А хули делать-то будем? –Дл хуй с нум! – Ни хуя себе! Это ж пиздец полный! Ни хуя, прорвемся!”. [Kovalev, 2005: 184]
(Tratto dalla tesi di laurea di Francesco Vaccarezza – Il мат russo tra storia e pragmatica, dell’Università degli Studi di Genova)
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